Il saggio storico giuridico di Matteo Passeri, illustre avvocato e, a pieno titolo, Brithen o Brehon, ossia giurista di professione, costituisce un quadro sinottico del diritto gaelico irlandese, con puntuali riferimenti alle fonti e alla bibliografia e significative indicazioni di ricerca.
Il testo, dunque, si pone come un’utile guida introduttiva al diritto celtico e a studi successivi. E non è poco, data la carenza, in Italia, di studi sul diritto gaelico; ma il saggio di Matteo Passeri non si limita ad essere una guida e uno stimolo ad affrontare una pagina della storia del diritto europeo di eccezionale importanza. Il saggio di Matteo Passeri è anche il recupero, fatto con lo spirito di un Brithen, di un “modello alternativo”, basato, come scrive l’autore, sulla “responsabilità personale”, sul “merito, sugli “ideali di libertà, solidarietà e giustizia”.
Un modello alternativo, aggiungo, che, collocato storicamente e opportunamente visitato, offre elementi di significativa modernità, che andrebbero tenuti in grande considerazione dalla cultura giuridica italiana ed europea. Di grande interesse ed attualità, ad esempio, le regole riguardanti i giudici, implicanti che ogni giudice sia responsabile dei propri errori, pagandone le conseguenze.
Il testo rende conto, sinteticamente, ma con grande chiarezza, della struttura sociale gaelica irlandese e delle norme che la regolavano e che davano ad ogni uomo la possibilità di elevarsi personalmente e socialmente: “un uomo è migliore della sua nascita”. Un concetto che rende comprensibile quello, centrale, nel contesto del corpo normativo, di “prezzo dell’onore”.
Ogni uomo libero aveva un “prezzo d’onore”, conseguenza del suo status sociale (ricchezza, carica ricoperta, abilità intellettuale e manuale). Il “prezzo dell’onore” stabiliva il risarcimento delle offese arrecate, ma anche il limite delle obbligazioni assumibili.
Da solo, il concetto di “prezzo dell’onore” avrebbe ingessato la società in rigidi ruoli, ma accompagnato a quello per cui “un uomo è migliore della sua nascita”, rappresentava uno stimolo al merito e alla responsabilità personale. Un uomo era “migliore della sua nascita” in quanto poteva aumentare il proprio “prezzo dell’onore”, ossia il suo status, aumentando il proprio patrimonio economico, intellettuale (nuove arti e tecniche) o manuale.
Rimane da dire, lasciando al lettore il piacere di appropriarsi delle regole di un mondo solo apparentemente lontano, che la presenza celtica in Italia è stata significativa. Al primo insediamento di Golasecca, risalente all’Età del Ferro, sono succedute le presenze del IV secolo a. C. (Tauri, Insubri, Cenomani, Boi, Senoni). Su queste presenze, che hanno avuto scambi con il mondo retico, con la civlità etrusca e con quella romana, gli studi sono pochissimi e frammentari.
E’ auspicabile che il lavoro svolto da Matteo Passeri sia prodromico a studi riguardanti al civiltà celtica italiana.
Va, infine, detto che il lavoro di Matteo Passeri si inscrive nell’impegno culturale dell’Accademia bardica e druidica italiana “Oltre la Nona Onda”, della quale Matteo è attivo e qualificato membro.
Silvano Danesi
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