L’area sacra gallo romana di Sant’Eufemia

S.Eufemia, frazione del Comune di Brescia, posta ai piedi delle colline a est del centro cittadino, fu in epoca gallo-romana luogo sacro tra i più importanti dell’area cisalpina.

Dei ritrovamenti relativi all’area sacra gallo-romana in S.Eufemia si trova riscontro nel saggio di Lazzaro Giacomelli: “Alcune lapidi bresciane dell’età romana”, pubblicato dai Commentari dell’Ateneo di Brescia.

Giacomelli ricorda come alla fine di marzo del 1945, nel campo di proprietà del signor Battista Gasperini, a est del borgo, fossero eseguiti dei lavori di scavo per ricavare trincee militari e come dal terreno smosso fossero usciti un’ara votiva in marmo di Botticino, dedicata nel secondo secolo a Mercurio (Mercurio Votum Solvit Libens Merito), un’altra ara simile, sempre dedicata a Mercurio (Mercurio Caius Ingenus Sabellus Voltum Solvit Libens Merito), muri di fondazione e tracce di una strada, sempre di età romana.[1]1

Il borgo di S.Eufemia della Fonte, come ricorda Lazzaro Giacomelli nel saggio citato, “era già noto, oltre che per parecchie lapidi sepolcrali, anche per nove iscrizioni votive al dio Mercurio”.

Giancarlo Piovanelli, in proposito, ricorda: “Nel luogo prima sacro a Mercurio, come dimostrerà Domenico Vantini nel 1808, esisteva già una piccola chiesa dedicata, a partire dall’anno 761, a S.Eufemia, ….”,  probabilmente con un piccolo cenobio che il vescovo Benedetto aveva dato in custodia al chierico Pietro.[2]2

L’insieme dei ritrovamenti consente di affermare che ad oriente di S.Eufemia esisteva un’area sacra, dedicata a Mercurio, di una certa dimensione, visto che si estendeva ad occidente del campo Gasperini e a nord e sud del Naviglio.

Il Giacomelli ipotizza una zona di “forma pressappoco rettangolare”, di circa 250 metri di lato est-ovest e di circa 200 metri di lato nord-sud, con una superficie di circa 50 mila metri quadrati, “posta a cavaliere della strada regia e del Naviglio”.

Attorno al muro di fondazione rinvenuto nel 1945 pare esistesse un tempietto. La prova dell’esistenza di un altro tempietto la si riscontra nell’epistilio marmoreo rinvenuto nei pressi della Cascina Pedercini, dove sono venuti alla luce anche avanzi di un’edicola a pianta circolare di 8,50 metri di diametro.

Sin qui la parte più propriamente archeologica.

Vediamo ora chi era Mercurio per i Celti e per i Romani che popolavano l’antica e che cosa rappresentava per loro l’area sacra di S.Eufemia.

Lo studioso bresciano Leonardo Urbinati, nel suo saggio: “I culti pagani di Brescia romana”,  edito dai Commentari dell’Ateneo, sulla base dell’analisi dei ritrovamenti archeologici e delle isoglosse religiose scrive: “Con le sue 106 epigrafi, Mercurio occupa tra le divinità della Gallia Cisalpina il secondo posto, dopo Giove con 195; le stesse posizioni si mantengono sul Territorio Bresciano, ma la differenza diventa quasi insignificante: 34 dediche per Giove e 33 per Mercurio. Tuttavia se si considera isolatamente la Sezione del volume V del CIL (il catalogo italiano delle lapidi, ndr) comprendente la città di Brescia, che è il maggior centro di culto per il sommo dio celtico in tutta la Cisalpina, vediamo Mercurio conquistare, con notevole vantaggio, la supremazia numerica”.

Segno questo, dice Urbinati, del “perdurare nella sana e giovane popolazione Cisalpina, e a Brixia in particolare, di quello che potremmo chiamare un vero e proprio spirito celtico“, inteso come “sostrato di costumi, di tradizioni, di usanze, di modi di agire, che forma, per così dire, la trama del tessuto che vediamo riaffiorare ad ogni momento sotto l’ordito degli elementi latini”.

Dei Celti Cesare, descrivendo i loro costumi, diceva: “Tra gli dei onorano in primo luogo Mercurio … “.

Seguiamo ancora Urbinati, il quale, a proposito, sostiene che sotto il nome di Mercurio gli antichi Bresciani onoravano il dio gallico protettore delle invenzioni, delle mercature, dei guadagni e guida dei viandanti, ossia Mercurio-Lug.

“Naturalmente Mercurio è Lug”, scrive Margarete Riemschneider, studiosa tedesca della civiltà celtica, nel suo “La religione dei Celti”.[3]3

Françoise Le Roux e Christian J. Guyonvarc’h, due fra i più importanti studiosi della civiltà celtica, la prima specialista di storia delle religioni e il secondo professore di celtico all’Università di Rennes, fanno anch’essi corrispondere Mercurio a Lug, il dio luminoso che, seduto con le gambe incrociate, gioca con la scacchiera. Lug è anche l’equivalente del Cernunno camuno: il dio cervo.

Lug, Lugus nella scrittura latina, detto in gaelico Samildanach, il Politecnico, è al di fuori di tutte le classi e al di sopra del panteon, anzi: Lug è tutti gli dei[4]4.

L’area sacra di S.Eufemia, dunque, si propone come un importante centro spirituale celtico della Gallia Cisalpina, dedicato a Mercurio-Lug e quindi a tutti gli dei o meglio, all’unico dio che è sopra tutti gli dei ed è tutti gli dei.

[1] Le due are sono conservate nel Museo Romano di Brescia

[2] Nota 15, pag 17 del testo: “Il monastero benedettino e la parrocchia di S.Eufemia della Fonte dalle origini ad oggi”, Brescia, 1995 – Ed. Parrocchia di S.Eufemia della Fonte.

[3] Margarete Riemschneider – la religione dei Celti – Società editrice Il Falco – Milano – 1979

[4] Françoise Le Roux-Christian J. Guyonvarc’h – “La civilisation celtique” – Éditions Ouest France Univerité – 1990 –

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