Nella Àl dé Póss, che sale dal Serio verso il monte Erbia, là dove ora sorge una santella dedicata alla Madonna, la tradizione vuole che dimorasse il basilisco, i cui occhi sarebbero scavati nella pietra che sovrasta la cappelletta.
Il basilisco, “piccolo re”, presente nelle tradizioni di molti luoghi dell’arco alpino, è una chimera che nasce da un uovo di serpente covato da un gallo; ha coda di serpente, testa d’ariete e corna di mucca ed è il risultato simbolicamente sincretico dell’antico culto del serpente, ovvero della Dea Madre, ereditato, inglobato e trasformato (covato) dai Celti indoeuropei, portatori di culti solari.
La simbologia è netta e non lascia spazio ad equivoci: il serpente è associato alla Dea Madre, mentre il gallo è simbolo solare, in quanto annuncia il sorgere dell’astro al mattino. Il basilisco è, dunque, simbolicamente, la sintesi di due culture: quella del Neolitico, matrilineare e connotata dalla Dea, spesso rappresentata come serpentiforme e quella indoeuropea, patrilineare e solare. Del basilisco troviamo numerose testimonianze nel folklore.